martedì 28 maggio 2013
Museo Antropologico
Il Museo fu fondato nel 1869 dal grande scienziato Paolo Mantegazza, che a Firenze ricoprì la prima cattedra di Antropologia in un'Università italiana. All'epoca della sua creazione fu il primo museo universitario antropologico d'Europa e in esso confluirono inizialmente le collezioni appartenenti al museo di Fisica e Storia Naturale. Successivamente il patrimonio museale, grazie anche ai materiali raccolti nelle prime esplorazioni italiane e straniere, si arricchì di collezioni di tipo etnografico e anatomico-osteologico. Il Museo è organizzato in 32 sale disposte su due piani e comprende diverse sezioni. La collezione antropologica, iniziata da Mantegazza, comprende oltre a scheletri umani di epoca recente e antica, una tricoteca, una gipsoteca e una raccolta di calchi di busti e maschere rilevati soprattutto su viventi. La collezione etnologica proviene da un nucleo iniziale risalente alle raccolte dei Medici successivamente arricchito e perlopiù contiene oggetti provenienti da paesi extra-europei, come Papuasia, Lapponia, Perù, Kafir. E' presente anche una collezione di reperti fotografici, anche questa creata da Mantegazza, che comprende negativi e positivi di soggetto prevalentemente antropologico e numerose fotografie di viaggi. Infine, il Museo comprende una collezione di strumenti scientifici storici, realizzati tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, tra i quali possiamo trovare altimetri, compassi e altri oggetti utilizzati nel laboratorio antropometrico.
Questo è stato l'ultimo dei musei in programma che ho visitato.Stavo andando in biblioteca quando ci sono passata davanti e curiosa ci sono entrata;leggendo di una conferenza con ingresso libero sull'antropologia preistorica a fumetti ho deciso di salire al primo piano e inconsapevole che stavo andando nel padiglione dedicato all'antropologia ho comicniato ad osservare le teche di vetro che incontravo lungo il percorso per arrivare alla conferenza quando camminando,osservando sala dopo sala e leggendo le didascalie sotto i vari oggetti appartenenti a tribu' provenienti da ogni parte del mondo ho compreso che ero nel posto giusto.Il bello è stato che non ho pagato nessun biglietto.
Sono arrivata di fronte al pannello con i calchi dei volti appartenenti a diverse etnie,ognuno con una diversa forma del viso,degli occhi,del naso,della bocca, che ha subito attirato la mia attenzione.Ho letto il modo in cui sono stati ricavati i calchi: una persona viene fatta sdraiare e le viene messo sul viso ,fatto colare il componente per creare il calco e dei tubicini per fare respirare la cavia. visto che la procedura non è molto piacevole è per questo motivo che molti dei calchi hanno espressioni del viso sofferenti.E se prima a prima vista,osservando i visi non me ne ero resa conto,,subito dopo aver letto delle diverse espressioni ho notato questo particolare non indifferente.
In tutte le stanze ci sono oggetti appartenenti a diverse tribu': indumenti,strumenti per il lavoro,pettini,aghi per lavorare i tessuti,telai,gioielli,capanne,stoviglie,copricapi,armi come lance ognuna in legno intagliato in modo differente oppure coltelli anche in metallo dopo che i colonizzatori hanno portato questa novità dove si spostavano.
Sono rimasta affascinata da molti oggetti che ho visto ,per esempio nella sala della tribu' del Congo ho osservato che molti oggetti presenti gli avevo già visti a Capo Verde,luogo abiatto da uomini neri,come una tazza presente nella teca che io ho identica a casa.Oppure bellissime collane con denti di animali a dove capo Verde,paese vicino all'Africa,hanno la stessa usanza di creare questi gioielli con denti di squalo.
Tutti questi popoli dove passato o presente sopravvivono alle tribu', hanno abilità manuali eccezionali. Sono inventori,scultori,pittori,incisori,architetti. Inventano oggetti con cio' che la natura gli dona. Molti popoli credono nella magia,agli spiriti,al malocchio,alle influenza negative.
Mi è piaciuto moloto il set per il cucito e i tessuti creati a telaio. Ho visto strumenti musicali e sono rimasta affascinata dai popoli aborigini. Quando penso all'Australia mi viene in mente un bel ragazzo biondo ,palestrato,con gli occhi chiari ma relamente l'australia prima della colonizzazione era abitata da persone di colore che sono state cacciate dal loro luogo nativo e uccise. Oggi sopravvivono all'interno dell?australia.
domenica 26 maggio 2013
Museo di Antropologia-Etnologia
Museo di Antropologia-Etnologia
Il museo Nazionale di Antropologia ed Etnologia è situato in via del Proconsolo a Firenze nel palazzo Nonfinito,progettato da Bernardo Buontalenti. E' il
primo museo universitario antropologico d'Europa.Fu fondato da Paolo Mantegazza nel 1869,con l'intento di mostrare le varie diversità umane,sia in campo fisico che culturale.Mantegazza,studioso antropologico,scattò molte fotografie nella sua vita, e molte di queste sono custodite proprio all'interno del museo.Queste foto servivano per documentare le varie differenze del corpo umano tra le varie popolazioni.Grande scienziato Mantegazza,studiò gli effetti terapeutici della cocaina, la fecondazione artificiale e la conservazione dello sperma dei soldati,tramite ibernazione con neve e ghiaccio.La collezione all'interno del museo comprende reperti scheletrici umani di epoca recente ed antichi (età neolitica, eneolitica, del Bronzo e del Ferro, resti etruschi, di età romana e barbarica) parti molli (preparati anatomici) .Busti e maschere rilevate su viventi appartenenti a gruppi umani di varie parti del mondo.Possiamo vedere inoltre alcuni strumenti antropometrici,costruiti tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento: compassi per la misurazione di uomini, con le punte arrotondate per non provocare lesioni alla pelle, compassi per le misurazioni ossee con le punte aguzze, goniometri a pendolo per determinare l'angolo facciale, antropometri per calcolare le varie altezze.I dati ricavati dalle misurazioni venivano poi utilizzati per l'elaborazione statistica. La collezione etnologica, è formata da oggetti provenienti dalle collezioni medicee e comprende oggetti di origine extraeuropea.Ci sonopoi raccolte delle cilviltà dei Lapponi e dei Samoiedo e del Perù antico. Da quando è nato il museo, la collezione è stata continuamente arricchita.Possiamo vedere anche la collezione di reperti fotografici che conserva negativi e positivi di soggetto antropologici.Mantegazza, fu anche il fondatore della Società Fotografica Italiana.Quest'ultima collezione riconosce alla fotografia un valore scientifico.La raccolta comprende anche numerose fotografie di viaggi.
Jlenia Serpa
mercoledì 22 maggio 2013
La Galleria del Costume (Palazzo Pitti).
La Galleria del Costume, fondata nel 1983,
è situata nella settecentesca Palazzina della Meridiana di Palazzo
Pitti, possiede un patrimonio di seimila pezzi fra abiti antichi,
costumi teatrali e accessori.
E' uno dei più importanti musei di storia della moda al mondo.
Nelle sue sale è presentata un’ampia selezione di abiti che va dal Settecento al Novecento, stili e mode si susseguono, abiti antichi e abiti moderni danno testimonianza delle diverse epoche e del variare del gusto nel campo del made in Italy. Essa è rinnovata ogni due anni.
Gli abiti vengono esposti a rotazione per proteggerne l'integrità e per illustrare singole collezioni nella loro completezza.
E’ un museo dinamico che cambia il suo allestimento grazie al continuo incremento del proprio patrimonio per mezzo di acquisizioni quali lasciti e donazioni da parte di privati e istituzioni, e acquisti da parte dello Stato.
Per tutte le esposizioni vengono adottati manichini dalla forma corrispondente alla struttura corporea che varia con il mutare delle epoche. Il corpo femminile infatti, indossando costrittive sottostrutture come i corsetti, veniva gradualmente modificato.
I capi, ogni volta esposti, vengono accuratamente messi in teche di vetro antipolvere con all'interno un complesso processo di areazione per il mantenimento.
Recentemente la Galleria del Costume si è arricchita degli abiti funerari della famiglia Medici.
L'abito di Cosimo I, di sua moglie Eleonora da Toledo e del figlioletto Don Garcia morto all'età di 15 anni dopo essersi ammalato gravemente di malaria.
Essi sono stati recuperati grazie a uno studio e un lavoro di restauro certosino, estrememente complesso fatto e diretto da Janet Arnold.
E' uno dei più importanti musei di storia della moda al mondo.
Nelle sue sale è presentata un’ampia selezione di abiti che va dal Settecento al Novecento, stili e mode si susseguono, abiti antichi e abiti moderni danno testimonianza delle diverse epoche e del variare del gusto nel campo del made in Italy. Essa è rinnovata ogni due anni.
Gli abiti vengono esposti a rotazione per proteggerne l'integrità e per illustrare singole collezioni nella loro completezza.
E’ un museo dinamico che cambia il suo allestimento grazie al continuo incremento del proprio patrimonio per mezzo di acquisizioni quali lasciti e donazioni da parte di privati e istituzioni, e acquisti da parte dello Stato.
Per tutte le esposizioni vengono adottati manichini dalla forma corrispondente alla struttura corporea che varia con il mutare delle epoche. Il corpo femminile infatti, indossando costrittive sottostrutture come i corsetti, veniva gradualmente modificato.
I capi, ogni volta esposti, vengono accuratamente messi in teche di vetro antipolvere con all'interno un complesso processo di areazione per il mantenimento.
Recentemente la Galleria del Costume si è arricchita degli abiti funerari della famiglia Medici.
L'abito di Cosimo I, di sua moglie Eleonora da Toledo e del figlioletto Don Garcia morto all'età di 15 anni dopo essersi ammalato gravemente di malaria.
Essi sono stati recuperati grazie a uno studio e un lavoro di restauro certosino, estrememente complesso fatto e diretto da Janet Arnold.
Erica Piacenza.
Museo di Antropologia ed Etnologia.
Il Museo di Antropologia
ed Etnologia attualmente fa parte del complesso del Museo di
Storia Naturale dell’Università di Firenze, che comprende anche il Museo
di Botanica, quello di Geologia e Paleontologia, quello di Mineralogia e
Litologia, il Museo della Specola e infine l’Orto Botanico.
Il suo fondatore è stato Paolo Mantegazza.
Paolo Mantegazza, da studioso antropologico e convinto darwinista aveva l'obiettivo di raccogliere le testimonianze della diversità culturale umana.
Egli, durante i suoi numerosi viaggi, scattò insieme ai suoi collaboratori, migliaia di foto per documentare le differenze morfologiche del corpo umano nelle varie popolazioni.
Grandissimo scienziato studiò anche gli effetti terapeutici della coca, sperimentandola personalmente durante uno dei suoi spostamenti in Sud America e si occupò, pionieristicamente, anche di fecondazione artificiale e di conservazione dello sperma dei soldati in partenza per il fronte, mediante ibernazione con neve e ghiaccio. Medico e professore di Patologia generale presso l’Università di Pavia, creò nel 1896 a Firenze la cattedra di Antropologia e il Museo.
Il Museo, che dal 1924 ha sede nel magnifico palazzo Nonfinito progettato da Bernardo Buontalenti, custodisce sale suggestive, attraversandole sembra di viaggere per paesi e continenti lontani: dalle terre dei Lapponi a quelle del popolo degli Ainu di Hokkaido, dagli indigeni della Papuasia al Perù degli Incas, e così via. Espone reperti relativi a culture e popolazioni soprattutto extraeuropee, che ne illustrano appunto gli usi e i costumi. Inoltre vengono esposti abiti e gioielli, armi e oggetti di uso quotidiano. Da sapere, nella sezione di Antropologia, sono conservati reperti scheletrici di grande importanza scientifica, per un totale di circa 10.000 pezzi.
La sala che personalmente mi ha colpita di più è quella dedicata alla fisionomia dell'essere umano che fa sfoggio di affascinanti, suggestivi calchi facciali denotando la diversità dei caratteri somatici dei vari popoli.
Il suo fondatore è stato Paolo Mantegazza.
Paolo Mantegazza, da studioso antropologico e convinto darwinista aveva l'obiettivo di raccogliere le testimonianze della diversità culturale umana.
Egli, durante i suoi numerosi viaggi, scattò insieme ai suoi collaboratori, migliaia di foto per documentare le differenze morfologiche del corpo umano nelle varie popolazioni.
Grandissimo scienziato studiò anche gli effetti terapeutici della coca, sperimentandola personalmente durante uno dei suoi spostamenti in Sud America e si occupò, pionieristicamente, anche di fecondazione artificiale e di conservazione dello sperma dei soldati in partenza per il fronte, mediante ibernazione con neve e ghiaccio. Medico e professore di Patologia generale presso l’Università di Pavia, creò nel 1896 a Firenze la cattedra di Antropologia e il Museo.
Il Museo, che dal 1924 ha sede nel magnifico palazzo Nonfinito progettato da Bernardo Buontalenti, custodisce sale suggestive, attraversandole sembra di viaggere per paesi e continenti lontani: dalle terre dei Lapponi a quelle del popolo degli Ainu di Hokkaido, dagli indigeni della Papuasia al Perù degli Incas, e così via. Espone reperti relativi a culture e popolazioni soprattutto extraeuropee, che ne illustrano appunto gli usi e i costumi. Inoltre vengono esposti abiti e gioielli, armi e oggetti di uso quotidiano. Da sapere, nella sezione di Antropologia, sono conservati reperti scheletrici di grande importanza scientifica, per un totale di circa 10.000 pezzi.
La sala che personalmente mi ha colpita di più è quella dedicata alla fisionomia dell'essere umano che fa sfoggio di affascinanti, suggestivi calchi facciali denotando la diversità dei caratteri somatici dei vari popoli.
Erica Piacenza.
Museo Ferragamo.
Il 29 aprile 2013 sono andata a visitare Il Museo di Ferragamo al Palazzo Spini Speroni di Firenze.
In tale occasione ho potuto essere partecipe di una nuova mostra intitolata " Il calzolaio prodigioso ", dove fiabe e storia si impadroniscono degli spazi.
Fiabe, miti e leggende messi su scarpe per raccontare la storia di Salvatore Ferragamo.
L'esposizione parte dall'analisi della sua vita, essa stessa una fiaba, una storia con caratteri quasi di leggenda: nato in una famiglia di contadini nel 1898 a Bonito, un paesino vicino Napoli, undicesimo di 14 figli, scoprì presto il suo talento creativo.
Il viaggio verso gli Stati Uniti alla ricerca di un lavoro, in fuga dalla miseria.
Imparare il segreto della scarpa che calza bene, l'apertura di una piccola bottega in California, l'affermarsi piano piano, la conquista del mondo del cinema e poi poco più che ventenne il ritorno in patria, scegliendo Firenze come sua città, la città per eccelenza.
In mostra ci sono 93 scarpe, 20 tacchi gioiello, una giostra con scarpe gioiello, 47 volumi, tra cui 'La zapatera prodigiosa' di Federico Garcia Lorca.
Allestita anche una sala per la visione di 12 film.
Per l'occasione alcuni scrittori, come Hamid Ziarati, Michele Mari ed Elisa Biagini, hanno creato storie inedite mentre il compositore Luis Bacalov ha scritto una partitura musicale e alcuni artisti hanno creato opere dedicate alle fiabe.
C'è poi una sezione dedicata alle sculture e ai disegni di Mimmo Paladino, di cui è esposta una statua.
Non manca il fumetto.
Frank Espinosa ha concepito una serie di tavole basate sulla storia di Salvatore Ferragamo.
Infine un cortometraggio intitolato "White Shoe" diretto da Mauro Borrelli, che prende spunto da un episodio della vita di Salvatore Ferragamo bambino, quando creò, dal nulla, un paio di scarpette bianche per la comunione della sorellina.
Le immagini di Paladino e i fumetti di Espinosa sono anche protagonisti su una serie di shopping bag e T-shirt: il ricavato dalla vendita sarà devoluto all'Ospedale del cuore di Massa che realizzerà per quest'ultimo un libro pieno di racconti fiabeschi dedicato a grandi e piccini.
In tale occasione ho potuto essere partecipe di una nuova mostra intitolata " Il calzolaio prodigioso ", dove fiabe e storia si impadroniscono degli spazi.
Fiabe, miti e leggende messi su scarpe per raccontare la storia di Salvatore Ferragamo.
L'esposizione parte dall'analisi della sua vita, essa stessa una fiaba, una storia con caratteri quasi di leggenda: nato in una famiglia di contadini nel 1898 a Bonito, un paesino vicino Napoli, undicesimo di 14 figli, scoprì presto il suo talento creativo.
Il viaggio verso gli Stati Uniti alla ricerca di un lavoro, in fuga dalla miseria.
Imparare il segreto della scarpa che calza bene, l'apertura di una piccola bottega in California, l'affermarsi piano piano, la conquista del mondo del cinema e poi poco più che ventenne il ritorno in patria, scegliendo Firenze come sua città, la città per eccelenza.
In mostra ci sono 93 scarpe, 20 tacchi gioiello, una giostra con scarpe gioiello, 47 volumi, tra cui 'La zapatera prodigiosa' di Federico Garcia Lorca.
Allestita anche una sala per la visione di 12 film.
Per l'occasione alcuni scrittori, come Hamid Ziarati, Michele Mari ed Elisa Biagini, hanno creato storie inedite mentre il compositore Luis Bacalov ha scritto una partitura musicale e alcuni artisti hanno creato opere dedicate alle fiabe.
C'è poi una sezione dedicata alle sculture e ai disegni di Mimmo Paladino, di cui è esposta una statua.
Non manca il fumetto.
Frank Espinosa ha concepito una serie di tavole basate sulla storia di Salvatore Ferragamo.
Infine un cortometraggio intitolato "White Shoe" diretto da Mauro Borrelli, che prende spunto da un episodio della vita di Salvatore Ferragamo bambino, quando creò, dal nulla, un paio di scarpette bianche per la comunione della sorellina.
Le immagini di Paladino e i fumetti di Espinosa sono anche protagonisti su una serie di shopping bag e T-shirt: il ricavato dalla vendita sarà devoluto all'Ospedale del cuore di Massa che realizzerà per quest'ultimo un libro pieno di racconti fiabeschi dedicato a grandi e piccini.
Erica Piacenza.
Museo Gucci.
Un
posto che fa sentire orgogliosi di essere italiani.
Il racconto di una storia di successo, di un'impresa conosciuta nel mondo e che il mondo ci invidia.
Il racconto di una storia che non è solo quella di una borsa all'ultima moda, è un universo di passione, cultura di moderna imprenditorialita' e risultati riconosciuti in tutto il mondo.
Gucci diventato un simbolo di gusto, stile e qualità.
Il museo fiorentino è quindi un luogo dove si celebra un'esperienza di successo, si ammirano i modelli che hanno fatto la storia del marchio, si fa un'esperienza di stile.
Il Museo si sviluppa su tre piani, al piano terra si può trovare l'esposizione permanente con la grande sala Viaggio, dedicata alla valigeria e agli accessori, con articoli creati per il jet-set internazionale, che durante gli anni '50, '60, '70 hanno contribuito al lancio e al successo internazionale.
Il fondatore Guccio Gucci, per questa sua prima creazione, si ispirò ad una sua personale esperienza lavorativa: quella di portiere all' Hotel Savoy di Londra!!
Al primo piano si possono ammirare le icone del brend con tre sale espositive.
Prima, la sala Mondo Flora, che mette in risalto l'intramontabile motivo a fiori che nel tempo è stato declinato in molteplici interpretazioni e copie per la decorazione di Foulard eleganti, il bambù,
il nastro verde- rosso- verde e il tipico morsetto che appare su borse, calzature, accessoristica.
Seconda, la sala Borse, percorso di design ed eccellenza artigianale che ricorda i modelli storici, divenuti veri e propri oggetti di culto (La Bamboo Bag e La mitica Borsa Jackie).
Tutto il percorso del primo piano termina poi con l'introduzione alla sala da Sera e alla sala Preziosi , meravigliosa sezione dedicata ai favolosi abiti per eventi esclusivi, abiti da red carpet, stupefacente l'abito dorato, in più sono esposte clutch uniche con oggetti di estremo valore.
Al secondo piano, il percorso continua con la sala detta della Logomania, spazio che ripercorre l’evoluzione del monogramma della doppia G, tracciando una storia nella storia il cui protagonista è l’intramontabile segno grafico divenuto emblema del made in Italy.
Infine, prseguendo la mostra, i temi Lifestyle e Sport completano il viaggio all’interno del museo, infatti possiamo ammirare una serie di oggettistica che investe ogni aspetto della vita quotidiana di un essere umano: dal set di bicchieri, alle lampade, al set da pic-nic.
Da ricordare, perchè non sono da meno, che all'interno del museo troviamo anche un caffè, un bookstore, un Icon Store.
Accoglienza di standard elevato. Grande preparazione del personale.
Il racconto di una storia di successo, di un'impresa conosciuta nel mondo e che il mondo ci invidia.
Il racconto di una storia che non è solo quella di una borsa all'ultima moda, è un universo di passione, cultura di moderna imprenditorialita' e risultati riconosciuti in tutto il mondo.
Gucci diventato un simbolo di gusto, stile e qualità.
Il museo fiorentino è quindi un luogo dove si celebra un'esperienza di successo, si ammirano i modelli che hanno fatto la storia del marchio, si fa un'esperienza di stile.
Il Museo si sviluppa su tre piani, al piano terra si può trovare l'esposizione permanente con la grande sala Viaggio, dedicata alla valigeria e agli accessori, con articoli creati per il jet-set internazionale, che durante gli anni '50, '60, '70 hanno contribuito al lancio e al successo internazionale.
Il fondatore Guccio Gucci, per questa sua prima creazione, si ispirò ad una sua personale esperienza lavorativa: quella di portiere all' Hotel Savoy di Londra!!
Al primo piano si possono ammirare le icone del brend con tre sale espositive.
Prima, la sala Mondo Flora, che mette in risalto l'intramontabile motivo a fiori che nel tempo è stato declinato in molteplici interpretazioni e copie per la decorazione di Foulard eleganti, il bambù,
il nastro verde- rosso- verde e il tipico morsetto che appare su borse, calzature, accessoristica.
Seconda, la sala Borse, percorso di design ed eccellenza artigianale che ricorda i modelli storici, divenuti veri e propri oggetti di culto (La Bamboo Bag e La mitica Borsa Jackie).
Tutto il percorso del primo piano termina poi con l'introduzione alla sala da Sera e alla sala Preziosi , meravigliosa sezione dedicata ai favolosi abiti per eventi esclusivi, abiti da red carpet, stupefacente l'abito dorato, in più sono esposte clutch uniche con oggetti di estremo valore.
Al secondo piano, il percorso continua con la sala detta della Logomania, spazio che ripercorre l’evoluzione del monogramma della doppia G, tracciando una storia nella storia il cui protagonista è l’intramontabile segno grafico divenuto emblema del made in Italy.
Infine, prseguendo la mostra, i temi Lifestyle e Sport completano il viaggio all’interno del museo, infatti possiamo ammirare una serie di oggettistica che investe ogni aspetto della vita quotidiana di un essere umano: dal set di bicchieri, alle lampade, al set da pic-nic.
Da ricordare, perchè non sono da meno, che all'interno del museo troviamo anche un caffè, un bookstore, un Icon Store.
Accoglienza di standard elevato. Grande preparazione del personale.
Erica Piacenza.
martedì 21 maggio 2013
Lettura 1C Il carroccio
L'abito e' un codice di segni,un modo per comunicare in modo visibile senza bisogno di parlare.L'abito e' l'identità di una persona,della società a cui appartiene e ciò che gli altri pensano di lui.Nel passato questo codice era molto più decifrabile, perché vedendo l'abbigliamento eravamo subito in grado di capire se faceva parte della nobiltà o del clero.Le leggi suntuarie imponevano un determinato tipo di abbigliamento sia per il clero che per la nobiltà .Questi codici infatti erano molto precisi e rigidi,sia nella forma che nel colore, nelle decorazioni e nei materiali.Negli anni però queste imposizioni sono cambiate, infatti proprio agli inizi dell'800 ci furono innovazioni in campo teatrale.Fino ad allora si opponevano due tipi di idee:
• Il costume di scena doveva restare quello che era stato per tutto il 600,cioè un miscuglio di vesti sfarzose e l'unico scopo era quello di colpire la fantasia.
• Proponeva costumi per ogni opera teatrale, realizzati in base al soggetto e alla scena, ai tempi e ai luoghi in cui era ambientata.
L'Ottocento fu il secolo delle pitture storiche e delle verosomiglianze.
Oggi l'abito può avere molti significati e solo con lo studio , l'analisi e la ricerca sartoriale si ha la conoscenza dei materiali,dei tagli, dei coloranti ecc...
Questa materia ci permette infatti di studiare dall'origine della nostra Storia dandoci tante informazioni per poter capire il nostro oggi e il nostro futuro.
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