sabato 11 maggio 2013


REPORT GALLERIA DEL COSTUME
La Galleria del Costume è uno dei musei ospitati dentro Palazzo Pitti a Firenze, nella Palazzina della Meridiana. Il nome è dato dalla stanza della meridiana che dà il nome alla palazzina. All’interno si trovano abiti con motivi neo-classici del tardo ‘700 come cetra, ghirlande, foglie d’alloro o quercia. A partire dal 1790 si ha una linea più semplice rispetto alla precedente con abiti molto leggeri, anche se ricamati, in lino e cotone. Con Napoleone I viene riscoperta la seta prodotta in Francia. L’abito bianco diventa di grande moda a partire dal periodo direttorio, ispirato alle statue greche e romane. Vi è una stanza dedicata alla sartoria italiana con uno stemma dei Savoia di lato. Nella stanza vi sono abiti di corte di metà ‘800 con attenzioni per le decorazioni. Agli inizi ‘900 vi è una grande attenzione per  bordi e ricami realizzati a mano come l’abito di Emilio Schuberth.

 Con la fine della guerra si promuove una moda veloce, creativa, brillante, ricca di punti di ispirazione e grande qualità. Negli anni ’50- ’60 le sorelle Fontana sono state pietra miliare nella crescita della moda italiana. Agli inizi ‘900 Mariano Fortuny viene attratto dalla possibilità di rappresentare i tessuti antichi secondo tecniche moderne, è uno sperimentatore.

 Nascono i primi abiti senza busto amati dalle attrici che rendono le donne molto libere di esprimere ciò che sono, comincia così un’attenzione alla figura femminile in evoluzione. Roberto Cavalli anch’esso sperimentatore negli anni ’70 viene conosciuto perché perfeziona un sistema di istanza su pelle artificiale, ciò rappresenta una grande novità. Negli anni ’20 si accorciano le gonne diventa importante la scarpa, Ferragamo inizia quindi la sua carriera. Negli anni ’50 Roberta di Camerino designer di borse, inventa la borsa “Bagonghi”. Negli anni ’60 Emilio Pucci è innovatore della figura femminile, coltiva la nascita della donna sportiva. Si ha grande attenzione per la comodità, inventa il mini abito che non aveva bisogno di essere stirato per essere indossato. La donna cambia stile di vita.
Si trovano inoltre gli abiti funebri di Cosimo ed Eleonora De’ Medici e del figlio Don Garcia.

Janet Arnold è una storica del costume del XX secolo una delle prime che ha studiato e comparato la fonte letteraria documentaria artistica storica con l’oggetto materico.
Capucci realizza abiti moderni detti abiti“scultura” con grandi maniche. 

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